Maurizio Bettini
Miti ed Eroi. La nascita di Roma
Roma, Auditorium Ara Pacis (via di Ripetta, 190)
25, 26, 27 novembre 2022 - ore 21:00
È una produzione Frame – Festival della Comunicazione, promossa da Roma Capitale e parte integrante del programma di Estate Romana 2022 con il coordinamento organizzativo di Zètema Progetto Cultura.
EVENTO GRATUITO - Ingresso libero fino a esaurimento posti
Prenotazione consigliata allo 060608
Un ciclo di tre reading per raccontare Roma, che fu per molti secoli “la” città per eccellenza, recuperando storie, leggende, narrazioni sulle quali si è fondata l’identità di una comunità, di una istituzione capace di dominare il mondo, di un crogiuolo di civiltà e di cultura.
Maurizio Bettini, con la sua viva capacità narrativa, incalzato dalle letture di Jacopo Rampini che portano alla luce aneddoti, curiosità, leggende del passato, dà voce ogni sera a un personaggio diverso: Enea, Romolo, Numa, tre eroi della Roma delle origini prenderanno la parola per raccontare in prima persona le vicende che sono state loro attribuite dalla tradizione. Storie antichissime e leggendarie, alcune affidate alla tradizione orale, altre documentate e trascritte in opere che ancora oggi leggiamo. Un’occasione per “riprendersi” la propria città, respirare la sua storia, per imparare ad amarla e a rispettarla a partire dal racconto dalle sue origini, dalle sue tradizioni, le sue consuetudini che si riverberano ancora nel tempo.
ore 21:00 – Essere Enea
Sono nato per un dispetto. Colpa di mia madre, Afrodite. L’amore è la sua provincia, e lei è padrona di far innamorare chiunque a suo capriccio, dio o mortale, uomo o donna. Anche Zeus aveva dovuto subire il suo potere, ardendo di passione per donne mortali. Finché, un giorno, il padre degli dèi decise di vendicarsi, infondendo a sua volta in Afrodite l’amore per un mortale. Punizione davvero ironica, e strana, perché raramente le dee si innamorano dei mortali, e quando questo accade non è certo una fortuna né per loro e né per i loro amati. È da qui che inizia la mia storia. Nacqui e fui allevato dalle Oreadi, le ninfe degli alberi, con una profezia impressa nel mio nome, destinato a una gloria immensa tanto quanto a un immenso dolore. Ero destinato a diventare re. Ma di quale popolo, ora che la mia città, Troia, era stata distrutta dai Greci, per colpa di quel pazzo di mio cugino Paride? Gli dèi parlano sempre in modo oscuro ed enigmatico e solo i sapienti li sanno comprendere. Io, cresciuto in montagna fra le ninfe delle querce, che il mare non lo conoscevo, mi vidi lanciato all’avventura per mare, tra rotte vane e talora assurde. E in quello stesso mare che fu, al contempo, la salvezza della mia gente, intrecciammo, senza saperlo le nostre rotte con quelle di Ulisse: Scilla e Cariddi, la terra dei Feaci, l’isola di Circe, lo scoglio delle Sirene, finché sbarcammo nel Lazio, alla foce del Tevere.
ore 21.00 – Essere Romolo
Se fossi stato il nipote di Enea, figlio di sua figlia Ilia, la mia vita sarebbe stata forse più tranquilla. Avrei ereditato il regno di mio nonno, sarei stato il sovrano di Lavinio, signore di un popolo misto fra Latini e Troiani che lui, il grande eroe venuto dall’altra parte del mare, aveva unificato. E forse non avrei neppure fondato una nuova città, mi sarei accontentato di quella che mi era toccata in eredità. La natura però, che dicono essere la vera e buona madre di tutti, mi destinò ad altro e mi accordò la sua protezione come fa con gli eroi fondatori. E iniziò la mia storia: un fico, una lupa, dei pastori e noi, io e mio fratello Remo, due ragazzi arditi e violenti. Alba non ci bastava, volevamo una città tutta per noi. Scegliemmo una terra vicino al fiume, ricca di colli, e in una di queste piccole valli fondammo Roma. Nuove leggi e soprattutto nuovi costumi, per noi più vincolanti delle leggi scritte. Finché, misteriosamente, sparii in un giorno di tempesta mentre il mio popolo, iniziava a invocarmi: io, Romolo, figlio di Marte, divenuto un dio.
ore 21.00 – Essere Numa
A differenza di Enea o di Romolo, la mia origine è quella di qualsiasi altro uomo. Fui un esperto di diritto, giurista e teologo. Alla scomparsa di Romolo i Romani stentavano a trovare un degno successore. Erano un popolo fiero, che amava soprattutto la guerra e Romolo era riuscito solo in parte a civilizzarli, promulgando poche leggi, alcune delle quali anche crudeli, e avviando solo in parte il culto degli dèi. A me toccò quindi trasformare la città dei padri in città degli déi e delle leggi, raccontando miti e leggende, perché i Romani erano gente semplice e si lasciavano facilmente persuadere dai racconti meravigliosi. Non ero destinato a diventare un dio, del resto non ero stato un fondatore, ma solo un legislatore. Ma con orgoglio posso dire che al mio popolo lasciai in eredità la più divina sapienza: la legge.
L’autore e gli interpreti
Maurizio Bettini
Classicista e scrittore, è dotato di grande capacità affabulatoria. Insegna Filologia Classica all’Università di Siena, dove dirige il Centro Antropologia e Mondo antico. Dal 1992 tiene regolarmente seminari presso il Department of Classics della University of California at Berkeley. Con l’editore Einaudi cura la serie “Mythologica”, presso Il Mulino la collana “Antropologia del Mondo Antico”. Collabora regolarmente con la pagina culturale de La Repubblica ed è autore di romanzi e racconti.
Jacopo Rampini
Attore italiano e americano. Ha studiato recitazione all'American Conservatory Theatre di San Francisco e all'American Academy of Dramatic Arts di New York. È stato protagonista della serie The World Wars per History Channel (2014), ed ha recitato in Medici: Masters of Florence (2016) su Netflix, Law&Order su NBC, Catch 22 (2019) su Hulu diretto da George Clooney, e FBI (2019) su CBS. Nel 2019 ha co-prodotto e recitato nel lungometraggio Essere Leonardo da Vinci distribuito da Rai Cinema.
Per maggiori dettagli: www.culture.roma.it