Di chi fu la colpa di quella rotta che Prezzolini ha provocatoriamente riletto come una vittoria? Sarà vero che “ci si fa grandi resistendo ad una sventura ed espiando le proprie colpe”? Quali ferite portiamo ancora? Quale fu l’origine del nostro riscatto?
attraverso occhi e voci diversi, dal generale in capo all’ultimo dei soldati in trincea, incrociando fonti italiane e straniere e attingendo dalla storiografia militare e dagli atti della commissione parlamentare d’inchiesta, per entrare nel vivo di quell’esperienza estremamente complessa che oscilla continuamente tra “il carnevale e l’apocalisse”.
Innumerevoli memorialisti e scrittori, da Gadda a Soffici, da Hemingway a Comisso, hanno descritto quei giorni di tragedia e di follia: i saccheggi e le fucilazioni, i magazzini incendiati, i carri e i cannoni abbandonati, i cadaveri e le carogne, la fuga dei civili dal Friuli invaso, le scene dantesche dei ponti sul Tagliamento fatti saltare con tutti quelli che li affollavano.
Ma quella non fu un’esperienza isolata nelle trincee alpine. Caporetto ebbe luogo in un contesto globale di fermenti, incontri, slanci ideali e tramonti, in una duttile geografia di idee, scoperte scientifiche e correnti di pensiero, dove si intrecciarono le vite di nomi illustri, come Coco Chanel, Paul Morand, Pablo Picasso, Jean Cocteau, Max Jacob, Igor Stravinskij; Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Filippo Tommaso Marinetti; Carlo Emilio Gadda, Emilio Lussu, Giuseppe Ungaretti, Benito Mussolini; John Reed, Majakovskij, Antonio Gramsci, Rosa Luxeburg; Charlie Chaplin e Buster Keaton.
A introdurre l’appassionante racconto di Barbero è stato Danco Singer, direttore del Festival della Comunicazione e fondatore di Frame, che ha tessuto un sottile filo tra questo approccio storiografico e la speciale angolazione da cui Umberto Eco ci ha insegnato a guardare alla storia: "perché la comprensione degli eventi passati e del presente non deriva solo dal resoconto puntuale e dettagliato dei fatti, ma da quella straordinaria varietà di tratti socio-culturali, geopolitici, economici, che non sono contorno, bensì sostanza dei fatti stessi e che solo una narrazione pluriesperienziale può rendere nella sua interezza.”